RIFLESSI
Winnicott assegna alla figura materna la funzione di specchio nei confronti dello sviluppo psichico del bambino. Cosa vuol dire? Partendo dal presupposto che l'ambiente sia fondante per l'acquisizione del senso del Sé, Winnicott sostiene che, in quanto precursore dello specchio, il volto della madre rappresenta per il bambino ciò entro cui riflettersi, in grado di rafforzare l'esperienza della sua esistenza. Afferma l'autore: "Che cosa vede il lattante quando guarda il viso della madre? Secondo me di solito ciò che il lattante vede è se stesso. In altre parole la madre guarda il bambino e ciò che essa appare è in rapporto con ciò che essa scorge" (Winnicott D.W., 1971, p. 191). È come se, per il bambino, il fatto di trovare se stesso nel momento in cui guarda la madre gli desse prova della propria esistenza: "Quando guardo sono visto, così Io esisto" (Winnicott D.W., 1967, p. 189).È possibile, però, quando le condizioni ambientali non siano favorevoli, che il bambino guardando la madre non riesca a vedere se stesso, quanto piuttosto lo stato d'animo di quest'ultima oppure i suoi rigidi meccanismi difensivi. Facendo una lunga esperienza di questo, spesso, il bambino si abitua a trovare nel volto della madre la madre stessa e non sé. Ed ecco che, in seguito, lo "specchio sarà qualcosa da guardare ma non una cosa in cui guardare" (Winnicott D.W., 1971, p. 192).Quali sono le conseguenze di questo? Innanzitutto, la capacità creativa del bambino comincia ad atrofizzarsi e, durante il proprio cammino esistenziale, potrà essere costretto a cercare in altri ciò che l'ambiente originario non è stato in grado di restituirgli di se stesso.Tutto ciò si declina nel rapporto che l'individuo avrà con sé e con gli altri: potrà guardarsi e guardare per vedere la bellezza e non ciò che di bello è presente in sé e negli altri.