LE RELAZIONI AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

08.03.2020

Accanto alla distanza fisica, oltremodo necessaria ad arginare e contenere il dilagare della diffusione del microrganismo più temuto del momento, si registra un aumento considerevole della distanza psichica; questa, però, non è affatto utile ad arginare il virus, ma è capace soltanto di determinare, da un lato, atteggiamenti razziali e dinamiche da capro espiatorio, dall'altro, il trionfo dell'egoismo, con l'incapacità di assumersi la responsabilità del bene altrui e, quindi, anche proprio. La paura, intensa e imprevedibile, comporta una regressione a funzionamenti mentali primitivi, per cui l'impossibilità di controllare ciò che avviene nel proprio mondo interno si traduce nel bisogno di controllare la realtà esterna, che risulta conflittuale proprio perché mostra un'indipendenza rispetto a sé. Ecco che si assiste ad una acuta paranoicizzazione di massa: la paura del virus si trasforma in paura dell'altro, dell'alterità, dell'intersoggettività. Per cui l'angoscia, divenuta incontenibile, deve essere necessariamente collocata altrove, su qualcuno, il supposto colpevole, individuo o gruppo che sia: prima i cinesi, ora gli italiani, per gli italiani stessi e per il resto del mondo.Freud sosteneva che i fenomeni di aggregazione possono condurre ad una riduzione delle inibizioni individuali con cui un individuo normalmente è in grado di tenere a bada le proprie pulsioni, a causa di una regressione a stadi più primitivi della psiche in cui la coscienza morale e il senso di responsabilità vengono meno. È proprio quello che sta accadendo ora.Quale atteggiamento bisogna perseguire, allora, in questo momento rovinoso? È indispensabile ritrovare la razionalità, unico prerequisito da cui può sorgere la solidarietà e materializzarsi la responsabilità, utili non solo a chi ha deciso, irragionevolmente, di partire, ma anche a chi, pur non essendosi mosso, continua a guardare il mondo attraverso la lente del giudizio.Mi piace auspicare che ognuno diventi un'araba fenice che, rinascendo dalle proprie ceneri, dia prova della propria resilienza, reagendo con atteggiamento fausto anche alle avversità più temibili.Con grande limpidezza e drammatica sincerità, Wisława Szymborska, in questo breve componimento poetico intitolato Gente, ci induce a riflettere su quanto i fenomeni collettivi, comprese le emergenze, possano alimentare in modo bulimico l'investimento narcisistico a discapito di quello oggettuale. 

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