IL DARK WEB: LA REALTÀ DELLA REALTÀ VIRTUALE

Gli ultimi fatti di cronaca, soprattutto quelli riguardanti la drammatica realtà del dark web, mi hanno portato a riflettere sull'importanza che hanno, per lo sviluppo del Sé, i primi due anni di vita. In questa fase, perché le cose vadano sufficientemente bene, è necessario fare esperienza di un caregiver empatico e responsivo. Il caregiver non deve corrispondere necessariamente alla madre, sebbene questo rappresenti l'optimum per uno sviluppo sano, ma anche un altro individuo facente funzioni materne, capace di fornire al bambino un rispecchiamento positivo che gli consenta di strutturarsi come sé valido e amabile e di sviluppare una sana autostima. Nei casi in cui ciò non avvenga - e ci troviamo nello spettro narcisistico, il cui grado estremo è rappresentato dall'antisocialità e dalla psicopatia - si strutturerà un individuo non tollerante, non empatico, non sociale e non morale. Questi userà l'Altro come strumento del proprio sostentamento narcisistico e, nei casi più gravi, lo considererà come un oggetto deanimato, atto a produrre un piacere insano e improprio. In questi individui manca la dimensione Io-Altro, perché l'Altro materno non ha permesso al bambino di strutturarsi in una solida identità, né tantomeno di riconoscere valore all'alterità. L'Altro non rappresenta più un oggetto di investimento, non più una persona, ma una cosa senza senso, senza nome, senza valore, senza dignità. Questo è quello che è accaduto nei genocidi o nei fenomeni di violenza che oggi dilagano nel dark web. Violenza vissuta come espressione estrema di piacere e come godimento per il proprio trionfo sull'Altro. Se non ci prendiamo cura delle prime fasi di vita di un bambino, non avremo che un mondo sempre più pesantemente narcisistico, privo della funzione strutturante del Super-Io, in cui la solidarietà e l'altruismo saranno un ricordo lontano, e la violenza e la prevaricazione la consuetudine.